Passi da gigante per l’essere umano

 Per l’antropologia filosofica di Arnold Gehlen l’uomo è un essere carente che compensa attraverso l’azione la sua debolezza organica. Non ha artigli, non ha denti robusti, non ha una pelliccia che lo difenda dal freddo, non vede di notte come i gatti non ha olfatto sviluppato, e via dicendo.

È dunque proprio per compensare la sua insufficienza biologica che l’uomo sviluppa la tecnica intesa come insieme di capacità e mezzi  con cui l’essere umano mette la natura al suo servizio. In questo senso la tecnica fa parte dell’essenza dell’uomo.

Sinteticamente le funzioni della tecnica secondo Gehlen sono tre: in primo luogo rimpiazzare organi di cui siamo privi ( es. armi); in secondo luogo potenziare organi già esistenti  (è il caso del martello, del microscopio, del telefono…); e infine alleggerire il lavoro dell’organismo attraverso la meccanizzazione dei processi produttivi.

L’oggetto tecnico dunque non esiste in natura ma è da considerarsi una sorta di natura artificiale.

Molta fantascienza
parte inconsapevolmente da presupposti simili per portarli ad un livello estremo. Pensa e racconta il potenziamento auspicabile o ipotizzabile dell’essere umano e al disotto della semplice avventura, nella quale riconosciamo archetipi piuttosto banali, il nemico, l’amico, l’eroismo, l’odio, la conquista, la sconfitta, ecc. troviamo appunto descritto un mondo nel quale il perfezionamento dell’essere umano ha fatto passi da gigante. E la seconda natura domina ampiamente sulla prima. Fino al limite di prenderne il posto.

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